Victoria Mboko batte Naomi Osaka a Montreal: da n.351 a regina del WTA 1000 in dodici mesi
Posted on set 6, 2025 by Massimiliano Ferrari

Un anno fa c’erano 350 tenniste davanti a lei. A Montreal, davanti al pubblico di casa, una diciottenne ha ribaltato la gerarchia del tennis mondiale. Victoria Mboko ha conquistato il suo primo WTA 1000 superando in finale Naomi Osaka e firmando una delle scalate più rapide e sorprendenti che ricordiamo nel circuito femminile.
Il contrasto racconta tutto: dodici mesi fa era n.351, reduce da un’uscita al primo turno in un W50 a Zagabria contro Eszter Meri. Oggi è campionessa nel torneo di vertice dell’estate nordamericana, lo stesso evento che negli anni ha visto esplodere stelle pronte per lo Slam. Non parliamo di una settimana favorevole e basta: è stata una marcia contro avversarie di primissimo livello.
La favola di Victoria Mboko
Mboko ha compiuto un percorso che entra dritto nelle statistiche dell’era Open: è diventata la dodicesima giocatrice capace di battere quattro campionesse Slam nello stesso torneo, e la seconda più giovane di sempre a riuscirci, dietro a Serena Williams (US Open 1999). Un club ristretto, dove l’età è solo un dettaglio e contano freddezza e qualità nei momenti caldi.
La lista delle sue vittime dice tanto sulla portata dell’impresa:
- Sofia Kenin (2° turno) – campionessa Australian Open 2020, esperienza e geometrie.
- Coco Gauff (ottavi) – regina dello US Open 2023, simbolo della nuova generazione USA.
- Elena Rybakina (semifinale) – vincitrice di Wimbledon 2022, una delle più potenti del circuito.
- Naomi Osaka (finale) – quattro Slam in bacheca, ex n.1 del mondo, marchio di fabbrica nei grandi palcoscenici.
Non è solo una collezione di scalpi: è la dimostrazione che la giovane canadese ha già un livello da alta classifica, con tenuta mentale e soluzioni tecniche per reggere scambi pesanti e gestione dei punti importanti. Il fattore campo, a Montreal, l’ha spinta ma non l’ha protetta: ogni match ha richiesto scelte giuste, ritmo, nervi saldi.
Il ranking racconta di un balzo da vertigini: da n.86 a n.25, +61 posizioni in una settimana. Entrare nelle prime 25 significa cambiare vita sportiva: tabelloni principali garantiti, teste di serie più vicine, programmazione diversa, accesso a tornei di fascia alta senza passare dalle qualificazioni. Quando una giocatrice così giovane si affaccia in quella zona, l’attenzione dei coach e delle avversarie aumenta subito.
Come nasce un salto del genere? Nei WTA 1000 ci sono tanti punti in palio, e per chi parte da bassa classifica l’effetto è moltiplicato: vinci tre-quattro partite contro top player e riscrivi la tua posizione. Ma questo non spiega tutto. Serve continuità nella settimana, condizione fisica, gestione emotiva. A 18 anni è facile bruciare energie nei primi turni; Mboko ha retto fino alla fine, segnale che il lavoro fatto nel team è solido.
C’è poi un tema più ampio: la profondità del circuito. Oggi tante atlete tra la 50 e la 150 sono pronte a far saltare il banco se incastrano la settimana perfetta. È il motivo per cui vediamo ranking che cambiano a vista d’occhio e storie come questa, in cui una giovanissima passa dai tornei ITF a un trofeo WTA 1000 in dodici mesi.
Il ritorno di Naomi Osaka
La finale persa non cancella il senso del torneo di Osaka. La giapponese risale 24 posizioni, da n.49 a n.25, e rientra in top 30 per la prima volta dal gennaio 2022. Dopo lo stop e la maternità, il percorso di rientro è stato fatto di passi avanti e passi falsi. A Montreal si è vista una versione più vicina a quella che ha conquistato quattro Slam: servizio più incisivo, fiducia nei colpi di inizio scambio, capacità di alzare il livello quando conta.
Per una campionessa come lei, la differenza tra n.50 e n.25 non è solo simbolica. Significa evitare avversarie top già al primo turno, costruire partite e fiducia, mettere minuti di qualità nelle gambe. La sconfitta in finale brucia, ma il segnale è chiaro: la traiettoria è quella giusta e il tempo gioca dalla sua parte.
La partita con Mboko ha offerto un contrasto netto: da un lato l’energia frizzante di chi sta scoprendo i propri limiti e continua a spostarli; dall’altro la solidità ritrovata di una grande campionessa che sta rimontando gradino dopo gradino. Il pubblico canadese ha percepito entrambe le storie e ha spinto forte, trasformando il Centrale in una cassa di risonanza per ogni scambio lungo.
Per il movimento canadese è una cartolina perfetta. Un titolo così, in casa, a 18 anni, mette un faro sulle strutture e sul percorso di crescita che il Paese ha costruito nell’ultimo decennio. Non è solo il singolo risultato: è l’idea che la pipeline continui a produrre giocatrici capaci di stare nei piani alti.
E adesso? La stagione nordamericana sul cemento è nel cuore, con un altro WTA 1000 all’orizzonte e lo US Open come traguardo naturale. Per Mboko questo successo cambia la percezione altrui: non sarà più una sorpresa, ma un bersaglio. Per Osaka, ogni settimana in più a questo livello è benzina per arrivare a New York con ritmo e sicurezza.
Qualche dato aiuta a mettere ordine. Mboko è la dodicesima nell’era Open a battere quattro campionesse Major nello stesso torneo e la seconda più giovane in assoluto a farlo. Salta dalla zona 80 alla top 25 in sette giorni, evento raro ma non unico, reso possibile da una vittoria in un 1000 estivo. Osaka rientra tra le prime 25, un confine psicologico e pratico che può cambiare il suo finale di stagione.
Infine, un punto sui meccanismi del ranking. Le oscillazioni rapide nascono da tre fattori: punti concentrati nei grandi tornei, calendari frammentati (tra infortuni, stop e rientri) e wildcard che accelerano l’accesso a tabelloni di alto livello. Quando tutto si allinea, la scala mobile si muove veloce. Montreal è stata la prova lampante: una settimana giusta e si riaprono carriere, si rimettono in discussione gerarchie, si accendono storie che fanno bene a tutto il circuito.